Si terrà il 24 ottobre a Varsavia, in Polonia, la terza asta fallimentare di Ursus, storico marchio crollato in una profonda e irreversibile crisi dal 2019. Il prezzo di partenza dell’asta è di 74 milioni di zloty polacchi, ovvero poco più di 17 milioni di euro, una cifra inferiore di 5,8 milioni di euro rispetto al prezzo di partenza dell’asta precedente andata a vuoto.

Come ha reso noto lo studio legale KGS Restrukturyzacje, le offerte dovranno essere presentate in forma scritta fra il 15 e il 22 ottobre, con l’obbligo di versare 2,3 milioni di euro di acconto tramite bonifico bancario. L’organizzatore del concorso è il fiduciario Paweł Głodek. Il regolamento del concorso specifica che l’oggetto della procedura è la vendita dell’impresa “ad eccezione dei fondi che si trovano nella massa fallimentare fino alla data di conclusione del contratto di vendita” e dei crediti derivanti dall’attività d’impresa, fatturati nel corso della procedura fallimentare fino alla conclusione del contratto di vendita dell’impresa, che confluiranno nella massa fallimentare di Ursus.

ASCESA E CRISI DI UN’AZIENDA FONDATA NEL 1893

Ursus C-330

L’agonia dello storico marchio polacco ha avuto inizio il 14 marzo di quest’anno, quando la prima asta con offerta di partenza di poco superiore ai 29 milioni di euro è andata a vuoto, uno scenario ripetutosi anche alla seconda asta del 20 giugno con offerta di partenza di 23 milioni di euro.

È questo il triste epilogo di un’azienda fondata nel 1893 a Varsavia dedita alla produzione di attrezzature per l’industria dello zucchero. Nel 1923 l’inizio della produzione di trattori agricoli, ripresa nel 1946 alla fine della seconda guerra mondiale. Nel 1960 inizia l’epoca d’oro di Ursus con l’introduzione del C-325, popolare modello che resterà in produzione con diversi aggiornamenti sino al 1993.

Fra il 1988 e il 2003 vengono ristrutturati gli stabilimenti e nel 2007 l’azienda viene quotata in borsa. Nel 2011 Ursus viene acquistata da Pol-Mot Warfama, azienda connazionale operante nel settore delle attrezzature agricole, a cui fanno seguito ottimi risultati commerciali in Repubblica Ceca, Belgio, Paesi Bassi e Pakistan. Sempre in quegli anni vengono siglati contratti per la fornitura di attrezzature agricole ai Paesi africani e prendono forma diversi progetti per la produzione di un veicolo elettrico.

NEL 2021 L’ANNUNCIO DEL FALLIMENTO DI URSUS

Poi il declino, determinato dal progressivo aggravarsi dell’indebitamento e dall’insolvenza nei confronti dei fornitori: nel 2019 un ufficiale giudiziario sequestra temporaneamente materie prime, materiali e semilavorati, arrivando nel 2021 all’annuncio del fallimento di Ursus da parte del tribunale di Varsavia. Nell’ottobre 2022, il consiglio di amministrazione della WSE ha deciso di ritirare le azioni della società. Non resta che attendere l’esito dell’asta del 24 ottobre per scoprire se la storica azienda polacca avrà un futuro.

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Fonte immagini: Ursus.