L’accordo sulle esportazioni dei cereali ucraini attraverso il Mar Nero è stato prolungato di altri due mesi. A dare l’annuncio lo scorso 17 maggio è stato Recep Tayyip Erdogan, presidente della Turchia, che ha svolto un ruolo chiave nella mediazione acquisendo così, tra l’altro, un’importante nota di merito in vista del secondo round elettorale.
Erdogan ha ringraziato il presidente russo Vladimir Putin per avere sostenuto gli sforzi di Ankara per prolungare l’accordo sull’esportazione del grano ucraino e ha detto che la Turchia farà tutto il possibile per l’applicazione dell’intesa.
IL PRIMO ACCORDO A LUGLIO 2022, DI PROROGA IN PROROGA
Ripercorrendo le tappe che hanno portato a questa ulteriore proroga, Il 22 luglio dello scorso anno Ucraina e Russia hanno firmato separatamente a Istanbul, con la mediazione della Turchia e delle Nazioni Unite, un documento – la Black Sea Grain Initiative – per garantire la fornitura di grano e altri prodotti agricoli ai mercati mondiali attraverso il Mar Nero.
Stabilito inizialmente per 120 giorni, l’accordo è stato successivamente prorogato nel novembre 2022 e nel marzo 2023.
L’intesa resa nota il 17 maggio è stata accolta con soddisfazione dalle Nazioni Unite. Antonio Guterres, Segretario generale dell’Onu, ha commentato: «Questi accordi sono importanti per la sicurezza alimentare globale. I prodotti ucraini e russi nutrono il mondo». Due mesi di rinnovo, però, non sono molti. «Spero – ha detto Guterres – che raggiungeremo un accordo globale per migliorare, espandere ed estendere l’iniziativa».
Soddisfazione è stata espressa anche dal vice primo ministro ucraino Oleksandr Kubrakov che ha scritto sui social: «Il mondo continuerà a ricevere i prodotti ucraini grazie agli sforzi dei nostri partner, tra cui la Turchia e le Nazioni Unite» e ha spiegato che l’accordo in questione è fondamentale per l’approvvigionamento alimentare dei Paesi africani e asiatici.
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CORREGGERE GLI SQUILIBRI, IL DIKTAT DI MOSCA
Da parte russa, Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri, ha confermato l’estensione dell’accordo ribadendo però che che «le disparità» dei benefici per le parti dovranno essere «corrette nel modo più veloce possibile». In particolare Mosca evidenzia che, mentre le esportazioni di cereali ucraini hanno potuto riprendere, per contro le esportazioni russe di fertilizzanti e prodotti alimentari restano gravate da ostacoli legati alle sanzioni imposte dai Paesi occidentali. Sanzioni introdotte dopo l’offensiva russa in Ucraina nel febbraio 2022.
Ma ci sono anche altri punti del memorandum di cui la Russia chiede il rispetto, tra questi l’accesso ai pezzi di ricambio stranieri per la manutenzione delle macchine agricole russe, la riconnessione al circuito Swift della banca agricola russa Rosselkhozbank, e lo scongelamento dei capitali delle aziende russe.
MA LE SANZIONI POSSONO ESSERE AGGIRATE CON IMPORTAZIONI INDIRETTE E TRIANGOLATE
A questo proposito però non è un mistero il fatto che Mosca riesca ad aggirare sistematicamente e con estrema efficacia le sanzioni imposte da Stati Uniti e alleati. Come fa presente Maurizio Perriello in un interessante articolo dal titolo “Sanzioni inefficaci, ecco come la Russia riesce ad aggirarle” apparso sul portale “Qui Finanza”, gli effetti del blocco del sistema di pagamento Swift non hanno messo in crisi la Russia dal momento che già all’epoca della prima ondata di sanzioni, quando i sistemi di pagamento globali hanno lasciato la Russia nel giro di pochi giorni, nel Paese era già attiva da anni un’infrastruttura di pagamento che gestiva tutte le transazioni anche su carte internazionali a livello nazionale.
Per quanto riguarda, poi, le merci, sembra che attraverso la triangolazione con “Stati amici”, la Federazione Russa riesca a far arrivare praticamente di tutto in patria. Un meccanismo reso possibile dall’Unione Economica Eurasiatica, in vigore dal 2015, che vede al suo interno, oltre alla Russia, alcune delle ex repubbliche sovietiche: Bielorussia, Kazakistan, Russia, Armenia e Kirghizistan. Così arriverebbero, tanto per restare in materia, anche i ricambi per macchine agricole della statunitense John Deere
UN IMPORTANTE CONTRIBUTO ALLA SICUREZZA ALIMENTARE GLOBALE
Tornando alla Black Sea Grain Initiative, l’accordo ha senz’altro consentito di alleviare la crisi alimentare in molti stati dell’Africa e del Medio Oriente, dipendenti in gran parte dalle forniture di cereali da parte dell’Ucraina. Complessivamente – come ha spiegato Felice Adinolfi, direttore del Centro Studi Divulga che ha elaborato i dati ONU e del ministero dell’Agricoltura di Kiev delle rotte dei prodotti agricoli partiti dall’Ucraina da quando è stato siglata la Black Sea Grain Initiative – sono 30,2 milioni le tonnellate di prodotti agricoli partiti dai tre porti ucraini inseriti nell’accordo (Odessa, Yuzhny e Chormoronsk): la metà è mais, mentre il 26,9% è grano tenero, il 5,5% è farina di girasole, il 5,1% olio di girasole.
La Cina con 7 milioni di tonnellate di prodotti agricoli tra grano, mais e olio di girasole, pari al 23,2% sul totale partito dai tre porti ucraini, è il Paese che ha più beneficiato della Black Sea Grain Initiative. La Spagna con 5,4 milioni di tonnellate di prodotti, pari al 18%, e la Turchia (3,1 milioni di tonnellate di prodotti pari al 10,2%) si piazzano rispettivamente al secondo e terzo posto tra i Paesi che più hanno importato dall’Ucraina. L’Italia, con 2 milioni di tonnellate (6,7%), è quarta, davanti a Paesi Bassi, Egitto, Bangladesh, Israele, Portogallo e Tunisia.
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