Anche in agricoltura l’analisi dei dati diventa sempre più importante, per migliorare le produzioni e per valutare il loro impatto ambientale. Le macchine agricole di nuova generazione sono infatti in grado di generare e raccogliere un gran numero di informazioni, che però richiedono competenze specifiche per poter essere studiate e utilizzate con efficacia.
UN PROGETTO DI RICERCA COORDINATO DALL’UNIVERSITÀ DI BOLOGNA, IN COLLABORAZIONE CON ALTRI ATENEI PER AVVIRE UN CONFRONTO TRA COSTRUTTORI, AGRICOLTORI E STAKEHOLDER DEL SETTORE
Per questo è nato DATA-BUS (Digital Agriculture Technology to Achieve data to Build User-friendly Sustainability indicators), progetto di ricerca finanziato dal bando PRIN 2017 e coordinato dall’Università di Bologna con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari. L’obiettivo è avviare un confronto tra i migliori costruttori di macchine agricole in Italia, gli agricoltori e i principali stakeholder del settore, in modo da fornire gli strumenti utili per mettere a frutto i tanti dati prodotti dalle aziende agricole nel corso delle loro attività quotidiane.
FORNIRE ALLE AZIENDE AGRICOLE, GRANDI E PICCOLE, O GIUSTI STRUMENTI PER IL MONITORAGGIO DELLE VARIE ATTIVITÀ
«Un’azienda agricola oggi ha a disposizione molti dati che però, troppo spesso, non vengono sfruttati pienamente, per più motivi – afferma Michele Mattetti, referente del progetto e coordinatore del Corso di Laurea in Tecnologie per il territorio e l’ambiente agro-forestale all’Università di Bologna –. In certi casi, ad esempio, si tratta di informazioni di tipo ingegneristico e gli agricoltori difficilmente sono in possesso delle competenze necessarie per elaborare e sfruttare a pieno: è invece fondamentale che queste tecnologie siano fruibili da tutte le aziende agricole e non solo quelle di grandi dimensioni».
Coordinato dall’Università di Bologna, il progetto coinvolge anche gli atenei di Padova, di Catania, di Teramo e di Torino. In particolare, l’Alma Mater e l’Università di Padova sono impegnate nello sviluppo di algoritmi per analizzare i dati e costruire uno strumento di controllo che semplifichi la gestione dei dati. Gli studiosi di Teramo utilizzeranno poi questi risultati per fare valutazioni ambientali delle varie culture, mentre il gruppo di Torino sta lavorando a rendere il più possibile fruibili dagli agricoltori i dati satellitari, ad esempio per osservare come si sviluppa una coltura nel corso del tempo. I ricercatori di Catania si stanno invece occupando della quantificazione dei costi energetici necessari per produrre una certa cultura, un aspetto cruciale in tempi di crisi energetica.
ASSOLUTAMENTE NECESSARIO DISPORRE DI UN DATABASE PER LA RACCOLTA DELLE INFORMAZIONI
Dalle indicazioni che arrivano dall’Unione Europea – con il Green Deal e la strategia Farm2Fork – sappiamo che nel giro di poco tempo l’attività degli agricoltori subirà delle trasformazioni importanti: sarà necessario incrementare alcune attività e diventerà obbligatoria, ad esempio, la preparazione di un Quaderno di Campagna. Inoltre, le aziende agricole dovranno rendicontare tutto quello che fanno: le tipologie delle lavorazioni del terreno, i metodi di concimazione, i mezzi tecnici impiegati. Per poter riportare in modo così preciso tutte queste informazioni, gli agricoltori dovranno quindi possedere inevitabilmente un database in cui raccogliere le attività svolte.
TECNOLOGIE FONDAMENTALI, ANCHE PER AUMENTARE LA PRODUTTIVITÀ
«Gli agricoltori, molto spesso, non hanno né il tempo né la costanza per studiare effettivamente queste informazioni, soprattutto perché non sempre hanno le competenze per farlo – spiega Mattetti –. È quindi necessario un cambio di approccio certamente non facile quando si hanno alle spalle metodi di lavoro ben consolidati: per questo andremo anche nelle scuole, per trasmettere competenze specifiche agli studenti e alle studentesse che, quando andranno a lavorare nelle aziende agricole, potranno spingere l’adozione e l’utilizzo di queste importanti tecnologie, dimostrando anche i possibili vantaggi economici che possono produrre».
Fonte testo: UNIBO Magazine
Fonte immagini: 123RF