La vendita all’estero di trattori e macchine agricole made in Italy ha raggiunto lo scorso anno i 6,5 miliardi di euro crescendo di 3,5 punti percentuali rispetto al 2021, che diventano 24,5 se si considera il quinquennio 2017/2022 e 37,6 prendendo in considerazione il decennio 2012/2022.
ESPORTAZIONI DI TRATTORI A QUOTA 1,8 MILIARDI DI EURO MA LA QUOTA DI MERCATO SI RESTRINGE
Nel 2022 l’Italia ha esportato trattori per un valore complessivo di 1,8 mld piazzandosi al quinto posto tra i maggiori produttori mondiali dietro a Germania (6,6 mld), Usa (3,6), Francia (2,1) e Giappone (2,0). Una posizione che potrebbe essere migliorata dal momento che l’Italia è l’unica nazione tra i leader a perdere in quota di mercato sul totale globale nell’ultimo quinquennio (dall’8 al 6%).
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PENALIZZATA DALL’INGRESSO IN SCENA DEGLI “EMERGENTI” TURCHIA, INDIA E COREA DEL SUD
Margine di crescita ancor più enfatizzato se si considera proprio l’incremento degli ultimi cinque anni. In questa speciale classifica il Bel Paese sprofonda al dodicesimo posto con un +33%. A dominare la scena sono i cosiddetti paesi emergenti della meccanizzazione: Corea del Sud (+159%), India (+146%) e Turchia (+95%). Il dato interessante è il boom della Corea che realizza prodotti tecnologicamente avanzati e destinati agli stessi mercati di riferimento dei costruttori Italiani.
OLTRE I CONFINI DEL VECCHIO CONTINENTE MENO DELLA METÀ DELL’EXPORT DI TRATTORI “MADE IN ITALY”
Il 57% del valore delle esportazioni italiane di trattori rimane entro i confini europei (dati 2022), il 14% è diretto verso Russia e Balcani e il 13% verso Usa e Canada. Il resto del Pianeta è coperto con percentuali assai inferiori: il 4% in Centro e Sud America, il 5% in Africa, il 4% in Australia e Nuova Zelanda, il 2% nel Sud-Est asiatico, l’1% in Medio Oriente e lo 0,1% nei Paesi dell’Asia Centrale. Secondo lo studio Nomisma saranno proprio le economie emergenti a offrire i maggiori sbocchi nei prossimi anni in virtù dell’aumento delle aree coltivate a cereale (spinte dal deficit russo-ucraino), dall’aumento del PIL e dalle politiche di incentivazione al potenziamento della meccanizzazione in agricoltura.
DAI PAESI ASIATICI UNA CONCORRENZA SEMPRE PIÙ AGGUERRITA
Ecco allora che la meccanica agricola italiana dovrà fronteggiare i tradizionali competitor europei ma anche la concorrenza sempre più agguerrita dei Paesi asiatici, che sfruttano soprattutto la leva del prezzo. Il Made in Italy delle macchine agricole oggi non viene sufficientemente percepito come un valore aggiunto, a differenza di quanto accade invece per le tradizionali eccellenze italiane.
Fonte dati: Nomisma