John Deere è uno dei marchi che meglio incarnano lo spirito del “born in the USA”, evocando fortemente la tradizione folkloristica delle aree rurali americane. Tuttavia, in futuro l’azienda di Moline potrebbe parzialmente perdere questa sua connotazione, in quanto parte della produzione potrebbe essere trasferita in Messico.

Tale notizia ha causato l’immediata reazione di Donald Trump, ex presidente degli Stati Uniti attualmente in corsa per tornare alla Casa Bianca, che ha minacciato dazi del 200 percento nel caso in cui il Cervo dovesse realmente trasferire degli stabilimenti nel Paese confinante.

I DAZI AL CENTRO DELL’AGENDA ECONOMICA DI TRUMP

I dazi costituiscono uno dei cardini del programma di Trump, in quanto rappresenterebbero secondo il politico una soluzione per proteggere i posti di lavoro degli americani e rilanciare la produzione.

Come riportato da Agriculture Dive, «Questo è solo l’inizio», ha detto Trump riguardo ai piani di Deere di spostare la produzione. «All’improvviso non saranno più nel Paese. Dovranno pagare un prezzo molto alto». L’ex presidente ha proposto dazi fino al 20 percento su praticamente tutte le importazioni e dazi del 60 percento o più sulle merci provenienti dalla Cina. Inoltre, per le importazioni di automobili dal Messico ha proposto una tariffa del 200 percento.

PRONTO NEL 2026 LO STABILIMENTO PER LE MACCHINE EDILI IN MESSICO, IN PAUSA QUELLO PER L’ASSEMBLAGGIO DEI TRATTORI E DELLE CABINE

John Deere - linea di assemblaggio presso lo stabilimento di Waterloo
Linea di assemblaggio all’interno dello stabilimento John Deere di Waterloo @Zach Boyden-Holmes/The Register

Il nuovo stabilimento di Deere in Messico entrerà in funzione nel 2026 e sarà dedicato alla produzione di macchine edili come minipale e pale compatte, rimpiazzando lo stabilimento di Dubuque Works in Iowa; inoltre, nel 2022 l’azienda aveva affermato che avrebbe spostato parte dell’assemblaggio di trattori e cabine dall’Iowa al Messico.

Quest’ultimo progetto sta vivendo una fase d’arresto, con il Cervo che ne ha approfittato per pubblicizzare investimenti per oltre 2 miliardi di dollari nelle fabbriche statunitensi dal 2019. «Per consentire ai nostri stabilimenti statunitensi di intraprendere queste attività ad alto valore aggiunto, a volte è necessario spostare operazioni meno complesse, come l’assemblaggio delle cabine, in altre località», ha affermato la Società.

BRACCIO DI FERRO TRA LO SCENARIO ECONOMICO E LA MINACCIA DI DAZI

La difficile situazione economica ha portato diverse aziende del settore agroalimentare a ridurre il personale, con Deere che quest’anno ha tagliato più di 1.800 lavoratori nelle sue fabbriche e uffici del Midwest.

Le crescenti ansie nell’America rurale hanno portato gli schieramenti politici a prendere provvedimenti, con la vice-presidente Kamala Harris che sta lavorando a nuovi incentivi per incrementare la produzione nazionale. La proposta tariffaria del 200 percento su qualsiasi esportazione di veicoli dal Messico andrebbe a collidere con l’accordo USA-Messico-Canada negoziato dallo stesso Trump nel 2018 con l’obiettivo di portare i produttori a spostare la produzione nei paesi del Nord America, compreso il Messico, prevedendo l’accesso gratuito senza dazi agli Stati Uniti.

Anche il senatore repubblicano della Florida Marco Rubio è intervenuto sulla questione, scrivendo una lettera aperta al CEO di John Deere, John May: «Le aziende hanno la responsabilità di garantire che le imprese siano in grado di operare e prosperare all’interno dell’economia americana. L’America ha bisogno di un settore manifatturiero forte per costruire trattori, mietitrebbie e altri attrezzi che rendano possibile l’autosufficienza e la leadership agricola del nostro Paese».

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