«È una soluzione miope e che frena gli investimenti di un settore già provato dalla crisi del Covid-19» .

Così Gianni Dalla Bernardina, presidente di CAI, associazione che rappresenta circa 18mila imprese agromeccaniche professionali in tutta Italia, ha  commentato l’ipotesi di un aumento dei prezzi del gasolio agricolo a partire dal prossimo gennaio.

«Il comparto agromeccanico è favorevole alla transizione ecologica e ad un’accelerazione pianificata verso un modello di agricoltura più sostenibile – ha aggiunto il numero uno di CAI – ma tale percorso dovrà essere realizzato attraverso un progetto di rinnovamento condiviso fra istituzioni e non inasprendo unilateralmente le accise sul gasolio agricolo».

UN RINCARO INSOSTENIBILE

«Serviranno diversi decenni per il passaggio all’idrogeno o a fonti energetiche meno inquinanti – ha dichiarato a sua volta  Sandro Cappellini, vicepresidente di CAI –. La soluzione per una transizione verde sostenibile anche sul piano economico non è certo aumentare il prezzo del gasolio. Le nostre imprese non sarebbero in grado di sostenere l’impatto di nuovi costi di gestione e, invece di utilizzare il gasolio agricolo, opterebbero probabilmente per il gasolio da autotrazione, senza alcun risvolto ambientale positivo». Anzi, con la controindicazione di favorire l’evasione fiscale.

ALMENO 100 MILIARDI DI EURO IL COSTO DEL PASSAGGIO A TRATTORI “FULL GREEN”

CAI ha calcolato in via ipotetica quale potrebbe essere l’impatto economico di un passaggio dai trattori a gasolio a mezzi “full green”, come potrebbero essere quelli a idrogeno o elettrici.

Per sostituire in Italia un milione di trattori, secondo le prime stime di CAI, “servirebbero almeno 100 miliardi di euro”, calcolando che il costo di acquisto di un trattore ecologico rispetto a uno a gasolio è il doppio, applicando di fatto lo stesso concetto di un’automobile.

AFFRONTARE PIUTTOSTO LA LOTTA ALL’EVASIONE

CAI ha posto l’attenzione su un’altra questione. «Invece di cercare di monetizzare aggravando il costo dei prodotti agricoli – si legge nella nota stampa diffusa dall’associazione dei contoterzisti – il Governo dovrebbe preoccuparsi di chiudere la falla dell’evasione Iva sulla nazionalizzazione dei prodotti petroliferi, che vale circa 6 miliardi. E per affrontare il problema basterebbe adottare la Reverse charge dell’Iva. Quali interessi particolari ci sono per non agire?».

 Fonte: CAI

Fonte immagine di apertura: Emiliana Serbatoi