Nel futuro dell’agricoltura c’è una sola parola: innovazione. È il messaggio che ha lanciato, nel corso della 89esima assemblea generale di Confai Bergamo, il presidente Leonardo Bolis. Per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, migliorare la sostenibilità ambientale, sostenere la redditività delle imprese e fornire nuovi servizi che possono spaziare dalle certificazioni di sostenibilità fino alla raccolta e analisi dei dati, la strada è quella dell’innovazione, da sempre un pilastro portante per le imprese agromeccaniche.
Il futuro, tra volatilità dei mercati, gli effetti meteo-climatici, consumo ed erosione del suolo, talvolta appare incerto e per le imprese agromeccaniche investire in nuovi mezzi e macchine può rappresentare un rischio, che solamente con la cooperazione si può in parte mitigare.
Confai Bergamo guarda avanti e lo fa coinvolgendo due esperti, rispettivamente nel settore della meccanica agricola e dell’innovazione digitale, intervenuti nel corso dell’ultima assemblea per tracciare una possibile rotta per la meccanizzazione agricola del futuro: Antonio Salvaterra, direttore marketing di Argo Tractors, e il professor Gianluca Brunori, economista agrario, ordinario di Politica alimentare all’Università di Pisa e responsabile dell’innovazione digitale in agricoltura per l’Accademia dei Georgofili.
LE NUOVE PROPULSIONI PER I TRATTORI? IBRIDE
Si parte dalla cronaca e dalle recenti proteste degli agricoltori in Germania, innescate dal rischio di vedersi tagliare i sussidi per il gasolio agevolato. Come sarà il futuro della meccanizzazione e delle propulsioni nell’ambito delle mobilità sostenibile da lavoro? «Il futuro sarà ibrido, con propulsioni che prevedono sia il motore endotermico che quello elettrico, oppure affiancando altre opzioni – ha dichiarato Salvaterra –. I nostri partner motoristici, ad esempio, stanno compiendo studi sull’idrogeno, che è un’altra opportunità».
SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE ATTRAVERSO L’INNOVAZIONE DIGITALE
Indubbiamente, la digitalizzazione è un’opzione e rientra fra le strategie del futuro anche per cercare di risolvere alcuni problemi: la mancanza di acqua, i cambiamenti delle stagioni, l’aumento delle temperature, la necessità di differenziare le produzioni in campo per garantire la competitività delle aziende. In quest’ottica, anche il miglioramento della qualità del lavoro, l’integrazione verticale e orizzontale delle filiere, la realizzazione di marchi di qualità passano inevitabilmente dal ruolo dell’impresa agromeccaniche, come ha sintetizzato Brunori.
«Parlare di digitalizzazione significa fare riferimento ad elementi quali la sensoristica, strumento necessario per rilevare i dati, la robotica, una risposta utile per contrastare la carenza di forza lavoro e di manodopera specializzata, ma vuol dire anche affrontare il tema dell’intelligenza artificiale, soluzione in grado di classificare e analizzare i dati, di operare diagnosi, previsioni e azioni indipendenti. Proprio per questo motivo – ha raccomandato Brunori – è fondamentale partire da dati esatti».
Innovazione fa anche rima con «semplificazione, un obiettivo chiave per semplificare agevolare la gestione del lavoro, inquadrare soluzioni agronomiche, programmare interventi e manutenzioni delle macchine», ha puntualizzato Salvaterra.
LA GESTIONE DEI DATI E LA TITOLARITÀ AD UTILIZZARLI: UN ASPETTO CRUCIALE
Cruciale, in futuro, sarà la gestione dei dati e la titolarità ad utilizzarli. «Questo significa che per le imprese di meccanizzazione agricola si inaugurano nuove frontiere in termini di prestazioni e servizi», ha riconosciuto Brunori.
La strada, secondo il presidente di Confai Bergamo, Leonardo Bolis, andrà nella direzione di imprese agricole e agromeccaniche «sempre più grandi dal punto di vista dimensionale e sempre più specializzate. «Il futuro – ha ricordato il presidente nazionale di CAI Agromec, Gianni Dalla Bernardina, che nel corso dell’assemblea si è dichiarato disponibile a guidare l’associazione nazionale anche per i prossimi quattro anni – non potrà essere disgiunto dal percorso di transizione ecologica. Oggi le imprese richiedono velocità, integrazione e dialogo all’interno della filiera. Gli agromeccanici restano un anello insostituibile della catena di approvvigionamento. Tuttavia, senza che venga riconosciuta in maniera definitiva la titolarità del contoterzismo a fare parte pienamente del mondo agricolo, sarà sempre più difficile marginalizzare e, di conseguenza, fare innovazione».
Fonte: Confai Bergamo